lunedì 30 settembre 2019

Riassunto delle puntate precedenti: ripubblico

Per chi non c'era, per chi è arrivato tardi, per chi era distratto, per chi si è collegato solo in questo momento..
Perché è bello, mica perché sono pigro, ma perché è bello, mica che sono pigro...
come ben sa chi non mi conosce

14 commenti:

  1. Ma questo Amore che " indica la strada", ha almeno ben chiaro dove deve arrivare?
    Mi sembra un poco confuso….

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  2. Ci mancava solo che fosse " Mezzogiorno di fuoco" e poi la saga delle frasi fatte era al completo…

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  3. Mi chiedo se - componendo questi testi - ti diverti quanto noi!!!!!!!!!!!!

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    1. Certo, non posso divertire così tanto quando voi (che fortunati che siete!!!) ma anch'io nel mio piccolo....😁😁😁
      Mezzogiorno di fuoco... ora me lo segno che con la prossima riedizione...
      L'amore che indica la strada... diciamo che un navigatore alle volte... in effetti.... però dai! Cammin facendo troverà la sua strada... o chiederà informazioni.

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  4. Grazissime, Frida, del tuo contributo anche se non capisco come riesci a commentare quando le statistiche del bolg non rilevano accessi... Sei una presenza davvero discreta. E ne sono lieto davvero

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  5. Completamente diverso da me il tuo approccio alla poesia, ma originale, divertente e che fa cmq pensare.

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    1. Ciao Daniele e benvenuto. Approcci decisamente diversi, ma la poesia tollera e permette visioni e angolature molto differenti. Per fortna, anche perché la mia "poesia" è poesia tra virgolette... molte virgolete... in effetti 😕

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    2. Quello che noi spesso dimentichiamo è che la poesia nacque come epica, per semplificare possiamo chiamarla la poesia delle gesta ed aveva una particolare funzione ,doveva svolgere una funzione educativa, doveva comunicare ed esprimere. Era inammissibile una poesia non utile, non direttamente produttiva di qualcosa e per produzione intendo proprio la produzione di senso. Questo problema nasce già con i lirici greci che però pur sovvertendo in parte i canoni tradizionali e dando luogo alla poesia dei sentimenti continuano a percorrere la strada dell’utilità. Sono i lirici latini che presentano la seconda cesura, la poesia lirica si distacca definitivamente da quella epica non solo per i temi ma anche perché abbandona ogni scopo comunicativo o finalistico. Da quel momento in poi irrompe tutto e si perde il patto (che era stato sotteso nella poesia epica) e rimane un nuovo modo di fare poesia . Il poeta non deve indagare né verità , né deve darci una interpretazione di verità , non deve essere sottomesso all'oggetto, non deve più parlare della morte (oggetto) per renderla fatto universale. Deve accovacciarsi come meglio crede sull'oggetto, il poeta copre l'oggetto non lo scopre qui che la soggettività diventa prevalente, aperta la poesia al lirismo e liberato il poeta da ogni condizione di finalismo comunicativo è ovvio che il soggetto diventa oggetto della poesia. Non è più la morte che viene raccontata ma è il poeta che è e sente morte ad essere oggetto della poesia. Ecco perché non riuscirà con molta difficoltà a trovare qualcosa che risponda al suo canone.
      In questa assenza di patto però non possiamo vedere solo una perdita, a mio parere c'è anche una conquista appare sul palcoscenico umano la possibilità di infinite verità soggettive tessere non più quadri, pezzi isolati non più affreschi unitari, ma il loro valore rimane comunque straordinario perché ci permette di vedere e di rintracciare l’umanità attraverso dei frammenti infinitesimali spesso diversi per canone e per scelta linguistica che non ci raccontano più la morte ma le mille morti. Da una poesia non si può scorgere il mondo se non per frammenti rattoppati da gli occhi degli altri, il lettore di poesia deve essere umile ,non si deve aspettare niente, non deve cercare né verità né insegnamento, né illuminazione, né spiegazione del mondo, deve solo farsi prestare per un istante gli occhi di un altro stupendosi per la coincidenza identica del vedere insieme, nel vedere stupendosi ancora di più nel vedere il mai visto.

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  6. Ciao, grazie del tuo contributo, erudito e interessante. Tanti spunti, dalla storia della poesia, allo scopo che deve avere e che deve, più in generale, avere l'arte. E molto bella questa cosa della libertà del poeta e della libertà del lettore. Libertà di espresdione, ma libertà di interpretazione. Ognuno ha un'anima e ogni anima viene toccata in modo diverso da cose diverse. Il tutto naturalmente partendo dall'evidenza che le mie cose possono dirsi poesie solo tra molte, molte virgolette... pure troppe a volte. Ma se a qualcuno piace ben vengano anche le mie robine. Di spazio ce n'è

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  7. Illudendosi di essere libero solo perché può continuamente cambiare le sue scelte, l'uomo finisce spesso per essere condizionato dalla mentalità dominante, dal potere enorme del mass-media. In realtà, spesso il potere sceglie lui, e l'uomo non è più protagonista. Solo la coscienza della propria identità rende protagonisti.
    Dice la Arendt: "L'autorità e la violenza sono opposti: dove l'una governa per il bene comune l'altro è assente. La violenza compare dove l'Autorità è scossa e lasciata a se stessa finisce per scomparire. Questo implica che non è corretto pensare all'opposto della violenza in termini di non violenza, parlare di potere non violento è di fatto una ridondanza. La violenza può distruggere l'Autorità; è assolutamente incapace di ricrearla."
    L'Autorità si esprime attraverso la politica che è stata sconfitta proprio per l'abbandono dei giovani delusi dalla corruzione e dal luogo comune: i partiti sono tutti uguali.

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  8. Beh, non ho capito il nesso tra la mentalità dominante e il discorso della Arendt, ma una mentalità dominante è sempre esistita, ora e una volta qyando erano tutti di sinistra e quando erano tutti cattoliconi o quando erano tutti fascistoni o monarchiconi. C'è semore stata, ma c'è sempre stato qualcuno che se n'è tirato fuori. Pensa solo a quante critiche si è vpresa l'autrice de "la banalità del male" e pou, scusami ma nooooo... L'identità nooooo😱!!! Che identità? L'identità di noi terrestri? O l'identità di noi occidentali? Di noi europei? Di noi italuani? Di noi veneti di noi padovani di noi della giuzza di noi della via? L'identità quasi sempre viene usata per fare un recintino un po' più piccolo, per dividere in noi e in loro. Allora io dico comunità non identità, pou certo: io sono io e tu sei tu, lui è lui, ma se si sente può essere anche lei. Non ho paura purché ognuno rimanga umano. Non si chiede pou molto, no? Cerchiamo di evitare le insidie del qualunquismo alla "i partiti sono tutti uguali" o "la gente non cambierà mai" 😁
    Zio Plinio, se gli chiedevi: bicchiere mezzo pieno o mezxo vuoto? Ti rispondeva: ma di che cavolo di bicchiere stai parlando??? Non caschiamoci, dai! 😁

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  9. Ciao, da tempo che non ridevo così di gusto, sai, non riuscivo a trovare nemmeno spettacoli che andassero più in là della "professionale" e "carina" performance... Le tue poesì (al meno le poche che ho sentito, devo vedere dove trovare le altre)sono veramente di una bellissima semplicita, ironia e sarcasmo che riescono a prendesi gioco di tutta la banalità e superficialità che ci circonda; si prendono gioco anche di parole di profondo significato come AMORE che purtroppo vengono spesso maltrattate dalle masse... Beh, ora basta di filosofare!!! grazie di averle condiviso anche con me...

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    1. Grazissime Maestro P. Mi fa piacerone che ti siano piaciute. Queste sono i miei cavalli di battaglia, se ne vorrai ancora, basta andare su home page e ne trovi da stufartene, ne trovi. Non tutte venute bene, ma 'nzomma...
      Grazissime

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Ma si, dai,coraggio: lascia pure un tuo commento, una tua idea, un tuo pensiero, sarà mica piu sciocco del mio, no?